Quello di GIALLORENZO è un viaggio dentro una mente fatta di apatia e manie di protagonismo che, tradite dal mondo, danno vita ad un morto che parla, cammina e soffre tra le strade di Milano.
Un alter ego di me e te, che ha bisogno di attenzioni e non trovandole inscena la sua morte nella speranza che morire gli dia nuova vita. Purtroppo così non è, e da questa triste scoperta prende il via un viaggio lungo 11 brani dalle sonorità molto diverse tra loro ma accomunati da una sincerità disarmante, torva come le signore in ospedale.
La storia procede con il ritrovamento del corpo di Giallorenzo e la chiamata al 118 - il gesto più dolce che si possa fare per un morto. Una volta tornato in vita tra i vivi, all’improvviso ad una festa gli sembra di ritrovare ciò che aveva perso, cioè la sua lei, la quale non si accorge ancora della sua rinascita, come forse neanche della sua morte in primo luogo.
Appuntamenti dimenticati, bagni della biblioteca, il cappotto nero, il treno in ritardo, la pioggia, la notte, silenzio, solitudine. Un clima di maestosa tragicità a far da sfondo ad una Milano spietata, abbastanza grande per non essere mai soli ma troppo grande per sentirsi davvero in compagnia.
La cura maniacale che c’è nell’intreccio di storie che s’intesse tra i vari binari narrativi dimostra quanto l’autore ne abbia ponderata ogni singola sillaba fino a cucire un piccolo gioiello di frammenti di se stesso e del suo mondo. Il suo talento sta nel parlare all’ascoltatore come in un flusso di coscienza così tagliente da straziarci come se fosse parte di noi.
Il fanzine che accompagna l’album è una sua parte integrante e altrettanto preziosa, che racconta retroscena di Giallorenzo, del suo vicino Bonti, di noi, dei pensieri di cui non sappiamo che farne quando scende la notte.
L’album che aspettavo da tanto tempo con la band che bramavo da sempre. Signore e signori, i GIALLORENZO in tutto il loro splendore.
Comments