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“Estraneo” è solo l’inizio: Elena Romano esplora la trasformazione emotiva e il potere dell’immaginazione nel suo primo EP - Intervista

Con il suo primo EP "Lorena", Elena Romano si affaccia sulla scena musicale con una proposta intima e originale, che mescola sonorità elettroniche, scrittura d’autore e suggestioni classiche. Un lavoro d’esordio intenso e coerente, capace di trasformare il caos interiore in arte sonora. A guidare questo percorso è "Estraneo", brano di apertura scritto in soli dieci minuti e primo singolo estratto, che incarna il nucleo emotivo dell’intero progetto: il desiderio di evasione, la ricerca di un altrove possibile, la sincerità come atto creativo. In questa intervista, Elena ci conduce tra i fili invisibili che legano le tracce del disco, tra sogni, relazioni, trasformazioni e immaginazione, raccontando come la musica possa diventare rifugio, specchio e liberazione.



Ciao Elena, benvenuta su IndieVision! “Estraneo” è il primo brano estratto dal tuo nuovo ep “Lorena” e hai raccontato di averlo composto in soli dieci minuti. Com’è stato vivere quell’urgenza creativa? Ti capita spesso di scrivere in modo così immediato e istintivo?

Ciao e grazie! Sì, Estraneo è il primo brano che ho scritto, in particolare uno dei primi in italiano che abbia mai composto nella mia vita, e apre la strada agli altri tre dell’EP. Come tutti gli altri, è nato da un forte caos interiore. In questo caso, l’ispirazione è arrivata alla fine di una relazione molto importante. Sentivo il bisogno di evadere, e l’unico modo per farlo è stato immaginare un amore capace di racchiudere il desiderio che non riuscivo più a provare per la persona che avevo accanto.Ho costruito l’immagine di qualcuno che potesse distrarmi dal dolore di quel momento.Più che “spesso”, direi addirittura che non sono in grado di scrivere altrimenti: se impiego più di venti minuti per scrivere una canzone, significa che non è quella giusta. È un sentimento estremamente liberatorio, non è dettato in alcun modo dalla razionalità, che invece entra in gioco successivamente ed è legata alla ricerca del mio sound.

 

Nel brano immagini una figura ideale per colmare un vuoto emotivo. Che rapporto hai con la fantasia e con l’immaginazione nella scrittura dei tuoi testi?

È una domanda che mi sta molto a cuore. L’immaginazione non solo gioca un ruolo fondamentale nella scrittura dei miei testi, ma è parte integrante della mia stessa vita. Mi rifiuto di vivere in un mondo freddo e puramente pratico. La concretezza è importante per la realizzazione dei nostri obiettivi, ma nulla mi è più caro delle immagini che emergono da dentro di me. In questo senso, i rapporti sociali e gli affetti – quindi le persone – giocano un ruolo predominante.


Hai descritto “Estraneo” come la tua canzone più sincera. Cosa significa per te sincerità in musica?

Sincerità in musica, per me, è svegliarsi felice, uscire di casa e iniziare a cantare una frase, per poi tornare a casa, sedermi al pianoforte e scrivere.

 

L’EP si apre con “Mentre cambio forma” e si chiude con “Vasche d’ingenuità”: c’è un filo narrativo o emotivo che lega i quattro brani?

Sì, considero Mentre cambio forma il manifesto dell’EP. Il mio grande quesito è sempre stato quello di riuscire a inquadrarmi in qualcosa di definito e definitivo: Mentre cambio forma rappresenta la consapevolezza di quanto sia difficile riconoscersi quando tutto, dentro di noi, è in costante cambiamento , specialmente quando si è giovani.

Questo è anche un po’ il concept di tutto l’EP. Le tracce centrali, Estraneo e Sogno, raccontano esperienze personali: rispettivamente, la fine di una relazione e un episodio di paralisi del sonno che ho voluto trasformare in un sogno di speranza.

L’EP si chiude con Vasche d’ingenuità, che è un po’ il riassunto di come ho vissuto la mia adolescenza e il post-adolescenza, e di come, invece, vorrei riuscire ad affrontare il futuro.

 

Il tuo stile è stato definito “popelettronico”; una definizione che mescola generi e sensibilità diverse. Come sei arrivata a questa fusione?

Ho ascoltato molti generi diversi nella mia vita. Sono sempre stata una grande fan del teen pop, del pop alternativo angloamericano e del musical. Successivamente, con lo studio del jazz, mi sono avvicinata al free jazz e all’improvvisazione. Vorrei che la mia musica fosse un connubio di tutto ciò che mi piace ascoltare e che ricreasse uno specchio sincero di ciò che sono, sia come persona che come musicista. 

 

Amore, ansia, insicurezza, sogno e realtà: come scegli i temi da esplorare nei tuoi brani? 

Nei miei testi parlo di emozioni e sentimenti che fanno parte della vita di tutti noi e che, dentro di noi, possono assumere significati diversi. Le esperienze della mia vita – come credo succeda a molti – mi hanno spinta a portare con me un grande caos interiore.

Non si tratta di una scelta; direi piuttosto che esploro quello che sento attraverso la musica e quello che scrivo. Ne viene fuori una commistione di stili e sentimenti contrastanti.

Il messaggio è: diveniamo un intero attraverso la complessità che abita ognuno di noi.

 

Hai studiato in Italia e in Germania, tra jazz e musica classica. Come queste esperienze internazionali hanno influenzato la tua identità artistica?

Ho vissuto un anno a Colonia per motivi di studio. Mio fratello Lorenzo, compositore di musica classica e produttore dei miei brani, vive a Berlino, quindi durante quel periodo andavo spesso a trovarlo per lavorare alla mia musica. In quell’occasione mi sono riavvicinata, da un lato, al jazz tradizionale e, dall’altro, all’improvvisazione radicale. Il primo mi ha fornito spunti per sviluppare nuove idee melodiche, mentre la seconda mi ha permesso di sperimentare, soprattutto dal punto di vista timbrico-vocale e nella ricerca di un sound elettronico da associare.

 

Per salutarci ti chiedo, cosa ti auguri che chi ascolta “Estraneo” o l’EP “Lorena” porti con sé dopo l’ascolto?

Per me, la vita personale e la mia vena artistica convivono in un tutt’uno praticamente inscindibile. Spesso prendo frasi, parole o immagini che scrivo nella quotidianità e le metto al servizio della musica.Attraverso la mia musica cerco di rivolgermi alle nuove generazioni, provando a interpretarne i sentimenti, le emozioni, le fragilità. Vorrei che le persone, quando ascoltano un mio brano, si sentissero come catapultate di fronte a una grande tela dipinta. E, soprattutto, vorrei incoraggiare chi ascolta a fare della propria esistenza un’opera d’arte.



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