Lorenzo Fragola e Mameli non hanno certo bisogno di presentazioni, quello che è d'obbligo presentare, è il loro nuovo progetto, che arriva dopo alcuni anni complicati per tutti, scanditi dalla pandemia e dalle difficoltà che turbano da sempre i giovani, e che conoscete molto bene. È dura riuscire a restare a galla in un mondo che va così veloce, e alle volte abbiamo bisogno di qualcuno vicino, con cui poter condividere i nostri drammi e le nostre insicurezze: gli amici.
"Crepacuore" è il loro primo album insieme, e parla proprio di quanto ci si senta spesso soli anche in mezzo a tante persone, e di quanto sia difficile riuscire ad esprimere quello che si prova. Per questo i due artisti catanesi hanno deciso di celebrare il loro rapporto, che rappresenta una vera e propria fratellanza, un legame che traspare vivido attraverso queste 10 tracce. Il titolo del progetto prende il nome dal Crepacuore, cioè quello che succede al cuore dopo un trauma, dove l'organo muscolare si deforma per poter sostenere l'urto, un po' come fa quell'amico che conosci da sempre, che ti sta vicino quando sei in difficoltà, proprio come fanno Lorenzo e Mameli l'uno per l'altro.
Il disco è molto variegato, si parte proprio con la title track, "Crepacuore", passando poi per "Happy", primo estratto del lavoro, il cui testo riassume perfettamente il senso dell'intero progetto. Non mancano alcune ballad con un sound nostalgico molto azzeccato, come "Non posso fare a meno di te", "Nostalgia 2000" e "3MSC", che strizzano l'occhio ai loro riferimenti in adolescenza. L'album si chiude poi con "Amici", in particolare con la frase "E se davvero fossimo felici?" che racchiude molti dubbi e a cui ognuno di noi sta cercando una risposta. Non c'è dubbio che l'amicizia tra questi due artisti sia uno di quei rapporti veri che spero ognuno possa avere nella propria vita. In una società settata sull'individualità e la competizione con l'altro, questo album ci ricorda quali sono le cose che contano veramente.
"E poi domani rimaniamo amici"
Vi lascio all'intervista!
Ciao ragazzi! Avete presentato il vostro progetto in alcuni Istituti Superiori e con piccole anteprime in alcune location in giro per l’Italia, che esperienze sono state?
MAMELI: È stata una cosa nuova presentare il disco in location come le scuole e le università. Un’esperienza figa, soprattutto perché abbiamo avuto un contatto diretto con gli studenti, ci portiamo a casa delle storie forti. Per esempio, c’era questa ragazzina di 11 anni che è salita sul palco a raccontarci la sua storia. Poi abbiamo fatto alcune anteprime in piccoli locali, anche quella è stata una bella esperienza. E ci hanno detto che il disco è bello!
FRAGOLA: è stato bello, per noi è come poter tornare ad avere una finestra su una gavetta che non abbiamo fatto, cioè caricare il camion, scaricarlo, cavarcela da soli. Proprio per questo è stata un’esperienza utile. Abbiamo trovato un’accoglienza che non ci aspettavamo, avevamo annunciato gli eventi pochi giorni prima, ed è venuta un sacco di gente! Per esempio, a Trento siamo stati in un pub, dentro entravano massimo 100 persone, eravamo tutti appiccicati, e c’era tanta gente anche fuori, è stato bello proprio per quello, si è creata tanta unione. È stato fatto tutto gratuitamente, proprio per amore dell’album, per poterlo far ascoltare in giro. Siamo soddisfatti di aver creato un ambiente intimo sia nelle scuole, dove i ragazzi si sono alzati e sono venuti sul palco, sia in piccoli locali dove sono salite molte persone a recitare poesie, a cantare, addirittura a fare stand up comedy, è stata una bella esperienza!
“Crepacuore” è il nome del vostro nuovo progetto, com’è nato il nome?
FRAGOLA: In realtà arriva da più parti, all’inizio noi avevamo registrato un brano insieme, “Borotalco”, che in realtà doveva chiamarsi “Crepacuore”, e che alla fine era finito nell’album di Mameli. Il titolo mi è venuto in mente pensando agli attacchi di panico, ne ho parlato varie volte e non ho nascosto l’argomento. Poi un giorno stavo guardando un programma sulla Rai, e si parlava di Crepacuore, inteso come quando c’è un’emozione molto forte, come fosse un trauma, sia positivo che negativo. In quei casi il tuo cuore per sostenere l’urto si deforma, ed è quello che noi chiamiamo comunemente Crepacuore. E da lì mi è venuta subito l'ispirazione, nel nostro caso questo concetto rappresenta il punto in cui siamo partiti, i nostri stati mentali, di salute, anche l’esperienza di lanciarci con il paracadute che abbiamo fatto. Poi quando siamo andati a fare la prima sessione ne ho parlato con Mameli, e alla fine abbiamo scelto questo titolo perché rappresentava il tipo di lavoro che abbiamo fatto, scandito da un supporto emotivo reciproco, abbiamo superato tante difficoltà.
Come avete strutturato il processo di scrittura del disco?
MAMELI: Secondo me l’esperienza è stata strutturata in due fasi: nella prima fase, stavamo scrivendo il disco senza sapere di scriverlo, facevamo delle sessioni, lui scriveva per il suo album e io per il mio. Perciò stavamo scrivendo delle cose pensando che in realtà andassero nel disco dell’altro, e in quella fase c’è stata poca pressione perché pensavamo sarebbero stati brani che avrebbe cantato l’altro. Poi ci siamo resi conto che i pezzi con questa spontaneità erano belli, e abbiamo deciso di fare il disco insieme. Da lì è arrivata un’altra fase dove sapevamo che ci avremmo messo la faccia, quindi, all’inizio c’è stato un po’ di stallo, qualche ostacolo da superare, paranoie moltiplicate per due, poi però a fine processo ci siamo resi conto che ci eravamo allineati perfettamente, ed è accaduto tutto alla fine. Se dovessimo fare un altro disco insieme domani, saremmo pronti! Abbiamo fatto molte cose diverse, alcuni pezzi sono stati di totale sperimentazione, in due è tosta, ma quando arriva la fine del progetto, proprio per questo ti senti gratificato il doppio.
“Happy” è il brano che anticipa il vostro nuovo progetto. Un pezzo con una base ballabile ma dalle tematiche forti, cosa vi ha fatto scattare la necessità di scrivere un pezzo così?
MAMELI: L’argomento di cui parliamo in questo brano e in tutto il disco, è l’urgenza imposta di dover essere sempre al massimo, sempre felici, ad ogni costo. Bisogna essere in costante competizione, e ci vergogniamo a far vedere le nostre fragilità, le nostre parti più intime, altrimenti ci sentiamo in difetto. Un giorno eravamo in un bar, ci siamo guardati e abbiamo iniziato a piangere, da lì è partita la scrittura del disco.
FRAGOLA: Noi siamo fatti così, i nostri discorsi più profondi hanno comunque un tono leggero, anche per togliere un po’ di ipocrisia ai discorsi. Quando c’è un problema, non mi piace piangermi addosso. È giusto fare discorsi profondi, ma noi nel nostro stile li trattiamo così, in maniera leggera. Anche sul palco durante le anteprime, fondamentalmente siamo cazzoni, ci piace prenderci in giro. Il mostrarsi felici quando qualcosa non ti va bene purtroppo è uno standard, ci sono riunioni in cui uno vorrebbe urlare, ma alla fine deve dire che una cosa va bene. Io personalmente non me ne farei un problema, e spesso Mario mi calma! Il disco vuole essere un po’ una critica riguardo questo mostrarsi felici a tutti i costi anche quando non è così, abbiamo notato questa cosa e abbiamo deciso di inserirla nel disco.
Com’è il vostro rapporto con i social?
MAMELI: Abbiamo degli obblighi da rispettare ovviamente, a livello di promozione. Apprezzo i social quando vengono utilizzati in maniera sincera, per dire cose che ci rappresentano. I veri momenti di apertura sono quelli che ti rendono vero. Per esempio, ieri Lorenzo ha scritto un bel messaggio su Insta, secondo me quello è un utilizzo vero dei social, perché stai raccontando qualcosa di vero che va oltre il pubblicizzare il disco o parlare del singolo. È bello utilizzare i social per dire delle cose che veramente si provano.
FRAGOLA: Sui social c’è una grande fame di sincerità. C’è stanchezza verso la plasticità del mezzo, infatti molto spesso ci chiedono di fare dei Be real. I social spesso vengono utilizzati come se fossero la soluzione per tutto, ma secondo me sono uno specchio di te stesso, una testimonianza di quello che fai, ma non deve essere il centro di tutto. Noi siamo all’alba dei 30 anni, il nostro rapporto con i social è diverso rispetto ai nativi digitali. Siamo una specie protetta che cerca di adattarsi ai social. Ogni tanto ci sono dei rapporti più prolifici e ci piace la cosa, poi ci sono delle volte in cui non ci sentiamo soddisfatti dal mezzo.
Parlateci di “3msc”, come vi è venuto in mente di ritirare fuori questo claim? Ho notato che è una delle canzoni più "instagrammabili", non so se avete pensato a questa cosa...
MAMELI: Io ero in sessione con altri autori, e stavo scrivendo questo pezzo pensando ad Elettra Lamborghini, il testo mi ricordava lei. L’ho fatta ascoltare a Lorenzo, mi ha detto che era una bomba e dovevamo farla. All’inizio a me non andava, ma lui mi ha convinto. Poi l’abbiamo cantata insieme e ci è piaciuta. All’inizio non avevamo un titolo, poi mentre scrivevamo “Nostalgia 2000”, ci è venuto in mente che c’erano una serie di immagini che rappresentavano noi e la nostra generazione, come appunto, 3 metri sopra il cielo, e da lì è venuto il titolo. Alla fine siamo millennials, terroni a Milano, fuorisede sui 30 anni, e non è che la situazione è questa perché noi siamo artisti, ma è la situazione di moltissimi di noi, queste robe qui sono le cose che ci rappresentano e volevamo parlarne. Personalmente, la cosa che vorrei venisse fuori da questo disco è la nostra amicizia, e secondo me questa unione musicalmente si sente.
FRAGOLA: C’è stato un bello scambio, Mario si è messo a disposizione del mio stato emotivo, perché io soffro molto se una cosa non la sento mia, se non è perfetta, e lui molte volte mi ha detto “questa cosa mi piace, ma visto che te la senti più tu e ci tieni, falla tu”. E per questo lo ringrazio tanto. Siamo molto orgogliosi di questo disco.
MAMELI: Ci tengo ad aggiungere questa cosa: Questo disco ha degli elementi in comune ma non è un filone, i pezzi sono molto slegati tra loro, perché secondo noi la cosa che unisce il progetto è la scrittura. Perciò, nel suono ci siamo tenuti molto liberi.
FRAGOLA: E comunque il disco ce lo siamo registrato e prodotto da soli, oltre a noi hanno collaborato veramente poche persone. È stato un rapporto a 360 gradi, pieno di conflitti, ma anche di supporto e amicizia.
Comments