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Immagine del redattoreGiulia Gallo

La fragilità e la forza interiore si confrontano nel “Disordinato Spazio” di Joan Thiele

Prosegue il percorso “a puntate” di Joan Thiele, che all’inizio di quest’anno ha annunciato di voler pubblicare la propria musica in atti distinti, come se fossimo al teatro o al cinema, ognuno accomunato da una tematica diversa. Un progetto avviato a febbraio, con la pubblicazione dell’Atto I, intitolato “Memoria del futuro”, incentrato sul Tempo (che abbiamo recensito qui).


Venerdì 30 aprile è infatti uscito, sempre per Undamento, “Atto II - Disordinato spazio”, che, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, non parla di un luogo fisico, bensì di uno spazio mentale. Joan ha dichiarato infatti:

"Il secondo atto lo dedico al mio Disordinato spazio, alla mia mente, ai miei pensieri che si propagano come cavi nella terra e diventano musica."

Un concept reso benissimo attraverso il trucco e parrucco con cui ha posato per le fotografie che accompagnano questo nuovo EP.



Ma veniamo ora a parlare della musica. Come nell’Atto I, anche nell’Atto II ci sono 2 canzoni, che contengono due opposti di questo “disordinato spazio”: la prima, “Tuta Blu”, scritta insieme a IRBIS37 e prodotta con Emanuele Triglia, è una canzone d’amore scritta per un’amica, in cui si raccontano con delicatezza le fragilità dell’altra persona, cercando di sostenerla con parole decise; se il brano si presenta contemporaneo, con influenze urban tipiche della musica di Joan, a impreziosirne l’inizio e i ritornelli troviamo una sezione di ottoni dal tocco vintage.


La seconda, “Scilla”, prodotta insieme ad Amanda Lean & Not for Climbing, è invece un pezzo più personale. Come il titolo lascia ad intendere (Scilla è, insieme a Cariddi, simbolo delle insidie del mare), è incentrata sulla forza della natura, che per estensione diventa la forza interiore della cantautrice. La canzone è connotata da sfumature sonore davvero accattivanti: sembra quasi di trovarsi in mezzo al mare, trasportati chissà dove da melodie tanto misteriose, quanto affascinanti. Un po’ come le sirene che Joan nomina più volte, e di cui sembra di sentire gli echi durante tutto il pezzo (inoltre, guardando la copertina di questo EP, Joan potrebbe sembrare davvero una creatura marina).



Gli opposti rappresentati da queste due canzoni sono quindi fragilità/forza e l'altro da me/me stessa, proseguendo la dicotomia tra tematiche già presente nell'Atto I.

Insomma, anche questo Atto II lascia molto soddisfatti, e mostra come gli artisti e produttori che vi hanno collaborato siano totalmente diversi rispetto all’Atto I: qualcosa che permette al progetto di arricchirsi in maniera non indifferente. Insomma, non vediamo già l’ora che esca l’Atto III!


(Foto di Giovanni Viganò)









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