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Immagine del redattoreLuca Boccadoro

Essere se stessi senza remore:"After Verecondia" è l'urlo liberatorio di Marta Tenaglia - Intervista

Marta Tenaglia è una cantautrice milanese considerata da Rolling Stones "un'artista poco italiana". Con un sound internazionale e un timbro delicato e pungente allo stesso tempo, Marta sta riscrivendo le regole del pop moderno. Merito anche di produzioni fresche ed innovative, che già ci avevano catturato nel primo album "Guarda dove vai".


Appena un anno e mezzo dopo, con l'aiuto di Italia Music Lab, ecco "After Verecondia", secondo album della giovane produttrice che si è scrollata di dosso giudizi e remore. Un perfetto mix di consapevolezza e spregiudicatezza per dire quello che pensa, ma soprattutto quello che sente. Senza filtri.


"Come se mi salvasse accompagnarmi sotto casa Per me è più sicuro in contromano in autostrada Niente è prezioso, come il tuo tempo Puoi stare zitto, guarda che è meglio Non ti credo il più colpevole, però muoio sempre io non te Nel dubbio io sparo su tutto"

La Verecondia è la paura del biasimo, il timore di fare qualcosa che possa venire rimproverato. Attraverso queste 10 tracce Marta riesce ad esprimere tutto il suo mondo, parlando di verità scomode in "Circe", lasciandoci entrare all'interno delle sue fragilità in "Marmo", fino a terminare in una grande esplosione di bellezza in "poetica/manifesto". è questo quello che succede quando si riesce a venire a patti con il senso di inadeguatezza e la paura di non potersi esprimere liberamente. è questo che succede After Verecondia.


"Per me la bellezza è qualcosa di potente, che non sempre riesco a contemplare serenamente. Molto spesso mi spacca il cuore"

Ciao Marta e bentornata su IndieVision! Dove nasce la tua passione per la musica?

Ho cominciato a scrivere, suonare e cantare, fin da piccolina. Mentre 5, 6 anni fa, ho detto “Ok, voglio renderlo un lavoro”, e le cose si sono fatte più serie. La mia passione è nata in maniera spontanea.

 

Il 24 novembre è uscito “After Verecondia”, il tuo secondo album. Ci parli di questo progetto e della scelta del titolo?

Il progetto è nato grazie ad un bando chiamato “Italian Music Lab”, che sono riuscita a vincere insieme alla mia etichetta. È come vincere un assegno di ricerca. Il mio primo album non era uscito troppo tempo prima, non avevo necessità di farne uscire subito un altro, ma poi è nata questa occasione, ed è venuto fuori “After Verecondia”. Il titolo ha dentro tante cose. Innanzitutto, mi piaceva come suonasse. Sono molto legata al suono delle parole. Volevo che questo progetto fosse una fase di liberazione per me, per riuscire ad esprimere le mie sensazioni recenti.

 

Come gestisci il tuo processo di scrittura?

Di base quando scrivo una canzone è perché ho bisogno di esorcizzare qualche sensazione che ho dentro. Ovviamente la scrittura non va a comando, anche se è come fosse un lavoro. Serve disciplina, ma non sempre. Diciamo che è un 50% di scrittura istintiva e 50% di lavoro consapevole, soprattutto quando ci sono delle scadenze.

 

Il tuo album è molto attuale considerando quello che stiamo vivendo nell’ultimo periodo, ed esce fuori chiaro in “Circe”, dove c’è un attacco forte contro il patriarcato. In questa canzone tu dici “Nel dubbio, io sparo su tutto”. Sarà una domanda banale, ma quanto è importante oggi, dire a gran voce cosa si pensa, come fai tu attraverso le canzoni?

È molto importante ma altrettanto difficile, perché c’è molta rabbia a vedere quello che succede. Molto spesso uno pensa di dover filtrare quello che si vuole esprimere, di doversi regolare. Il fatto che il mio album sia uscito in questi giorni qua, mi ha fatto sentire più ascoltata. Anche da chi prima mi diceva “Però se tu ti incazzi, non si riesce più a parlarne”. La sensazione è quella di provare un grande sollievo, in un momento dove tutti vorrebbero “sparare su tutto”.

 

In “Allodole”, invece, uno dei singoli che anticipava l’album, dici “Ricordami di smettere di farmi le paranoie sui traumi degli altri”. Sei una persona che tende ad addossarsi anche i problemi delle persone che gli stanno vicino?

È una cosa che mi succede sempre! Spesso mi sento responsabile anche degli altri. Ma la verità è che ognuno deve gestire i suoi drammi come meglio può. La soluzione è cambiare direzione e non addossarsi i problemi degli altri. Proprio per questo nel ritornello di "Allodole" dico “You better go to a therapist”. Se ognuno di noi si prendesse la responsabilità delle proprie azioni, forse vivremmo più in pace.

 

All’interno del disco sei molto combattiva, dici apertamente quello che pensi, e ti analizzi continuamente.  Poi ci sono canzoni intime come “Anima infinita” e “Marmo”. In particolare, in quest’ultima ci fai entrare all’interno delle tue insicurezze, mostrando il contrario rispetto alla durezza del marmo. Volevo chiederti, com’è nato questo pezzo?

“Marmo” è nato in un momento molto riflessivo per me, in cui pensavo al senso della vita e ad altre cose. Poi c’è stato un avvenimento che mi ha scosso parecchio. Non sono una persona che davanti alla morte si arrabbia, perché fa parte della vita. Ma quella volta sono andata veramente in tilt. Questa è una delle mie canzoni preferite del disco.

 

In questo nuovo album ci sono delle produzioni super dense e ricercate, come ci hai abituato nei tuoi progetti. Penso a “Peccato”, che è una canzone da club. Oppure al finale di “RNM”, si sente un suono metallico che sembra quello di una persona che ha delle monete e se le passa da una tasca all’altra. Che tipo di lavoro tecnico c’è stato in questo album?

Per questo disco ho lavorato con lo stesso produttore dello scorso disco, Federico Carillo. Di solito gli porto i pezzi con già una preproduzione e una struttura. Poi cominciamo a lavorarci insieme, cercando di capire quali suoni tirare fuori. Quella della produzione è una fase di continua ricerca. Federico riesce sempre ad avere una visione d’insieme del lavoro.

 

La copertina dell’album è molto particolare, con te che sei in acqua, ma hai delle fiamme che ti escono dalla bocca e dalle mani. Come per indicare il fatto che dirai qualcosa che scotta.

La foto della copertina è stata fatta in analogico da Irene Trancossi. Volevamo catturare il momento dell’immersione in acqua. Dopodichè, ho continuato a lavorarci io con la tavoletta grafica, per aggiungere degli effetti che rappresentassero ancora meglio questo disco. Come per esempio le fiamme.

 

I brani che chiudono il disco sono “Redemption/incendio” e “Poetica/Manifesto”. Come mai la scelta del doppio titolo? Tra l’altro, l’album termina con la frase “A me la bellezza mi esplode nel cuore”. Che significa?

La scelta del titolo doppio è venuta fuori senza motivi. Volevo inserire due concetti in una sola traccia, da lì è partito tutto. Per quanto riguarda la chiusa dell’album, pensa che “Poetica/Manifesto” è il primo singolo a cui abbiamo lavorato, nonostante chiuda il disco. Volevamo investigare la crudezza e la bellezza della vita. Partendo dal fatto che per me la bellezza è qualcosa di potente, che non sempre riesco a contemplare serenamente. Molto spesso mi spacca il cuore.

 

Se dovessi consigliare la tua musica a qualcuno che non ti conosce, quale brano di questo album gli consiglieresti?

Forse in questo momento è “RNM”, perché ha al suo interno sia introversione che incazzatura. Ma sono sicura che già domani potrei dirtene un’altra!

 

Vorrei fare un passo indietro nel tuo percorso musicale: ho avuto il piacere di assistere al tuo concerto al Romaeuropa Festival, prima di Whitemary. Sono rimasto colpito da “Ventilatore”, una canzone che mi ha catturato per la sincerità che ci hai messo dentro. Soprattutto la frase “Non mi serve un ventilatore”. Com’è nata questa canzone?

Sono contenta ti sia piaciuta! “Ventilatore” live spacca veramente. È nata un giorno d’estate in cui ero presa dalle mie manie di indipendenza. Ho rifiutato che mi portassero a casa un ventilatore. Mi ricordo che quella sera faceva un caldo indicibile. Il giorno dopo avevo in testa questo ritornello: “Non mi serve un ventilatore”. E poi mi sono resa conto che io faccio così anche con i bisogni più emotivi. E da lì la contrapposizione con “Non mi serve un nuovo amore”. Combatto sempre con questo lato di me, ma devo dire che sto facendo passi in avanti!




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