Nel viaggio in treno che attraversando gli appennini mi porterà presto a proseguire la mia estate infinita ho divorato lo speciale numero di Vanity Fair eccezionalmente diretto da Tommaso Paradiso in un solo boccone.
Non avevo dubbi che il mio caro Tommy avrebbe fatto uno splendido lavoro. Sentirlo parlare in sintonia perfetta con Malcom Pagani al Vanity Fair Stories lo scorso novembre (vedi video sotto) mi aveva già preannunciato il suo stravagante e ridanciano talento nel raccontare storie, come quella volta che aveva promesso un brano a Venditti e quest’ultimo, impaziente di conoscerne i progressi, pur di riuscire a mettersi in contatto con lui fu costretto a telefonare a sua mamma.
Quando poi ho letto che gli sarebbe stata affidata la direzione artistica di un intero numero di Vanity Fair, dall'evocativo titolo "Ricordami", mi son sfregato le mani, certo che ne avrei lette delle belle, e così è stato.
A partire da una splendida intervista del sopracitato Malcom, in cui Tommy si racconta in tutte le sue paure, speranze, pregi e difetti, in un' autoanalisi che non scade mai nella falsa modestia e nemmeno nelle manie di protagonismo malcelato, che parte dai suoi romantici e infruttuosi esordi e termina in un' acuta parentesi di attualità. Un’intervista sincera, un’indagine a 360 gradi sul modo di vivere la vita del cantautore romano, dall’infanzia alla sua "post-adolescenza", un giusto connubio di colpevole ingenuità e lucida riconoscenza per tutto quello che l’ha reso ciò che è oggi.
Si autodefinisce un eterno bambino, schietto e diretto, nella vita come nella sua arte. Un bambinone vissuto coi miti di Verdone, Venditti, spaghetti western e quell’Italia in bianco e nero che andava in vacanza a bordo di un'accaldata 500 decappottabile. Un' Italia, quella migliore, che si legge in ognuno degli spezzati di storia cinematografica, musicale e artistica raccontati in questo speciale numero estivo.
Ce n’è per tutti i gusti, dai complessi di inferiorità degli esordi di Joel Dicker, ai dispetti di Paolo Villaggio a Massimo Boldi rievocati nei ricordi di Neri Parenti, dalla sentitissima intervista a Terence Hill a quella cinica e spietata a Paolo Virzì sulla dubbia autenticità dei rapporti d’amicizia, senza dimenticare la riscrittura di Carlo Verdone delle ultime scene film "Maledetto il giorno che ti ho incontrato". Una lettura dopo l’altra, ci immergiamo in un immaginario sublime e magico di uno dei miei artisti contemporanei preferiti. Si sente che non parla per far piaggeria, per sembrare ora saggio come un Siddharta ed ora ingenuo come un bambino prodigio. Pagina dopo pagina si passeggia prima nella profumata pineta di Fregene poi in una lussuosa piscina a Capri dove Christian De Sica si tuffa in compagnia di Clark Gable.
Si respira l’aria che ognuno di noi vorrebbe invadesse la propria quotidianità in ogni istante. Il mondo ricreato tra queste pagine è il ritratto dell’Italia migliore, splendente e raccontata col piglio cantautorale che riesce a sublimare anche gli aspetti più banali e insapore del nostro bel Paese in qualcosa di profondamente speciale e galvanizzante.
L’invito che vi rivolgo dopo questo timido tentativo di ricostruire l’atmosfera di queste pagine è di fiondarvi nell’edicola più vicina prima che le copie di questo curioso e prezioso esperimento finiscano.
Perchè ogni cosa che Tommaso Paradiso tocca diventa magica.
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