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Immagine del redattoreJacopo Greppi

5 canzoni per ricordarsi che la superficie del mare non è il mare

C'è chi si meraviglia di quanto sia profondo, chi ci fugge per scappare dai propri peccati, chi lo teme e chi ci ha lasciato tutto: il mare è sconfinato, non solo nello spazio, anche nelle interpretazioni artistiche che ha suscitato. Oggi, in Top of the Shots, abbiamo selezionato 5 brani, di generi diversi, che parlano di mare e di tutto ciò che avviene sotto alla superficie.

Un'immensa ed affascinante distesa d'acqua salata, in costante mutazione tra onde violente e quiete assoluta: non è difficile capire come mai, nell'immaginario collettivo, il mare sia romanticizzato. Chi ci vive gode di un clima mite ed un'aria che sembra liberare le vie respiratorie da anni di smog residuo. Nel primo brano che abbiamo scelto, tuttavia, ad emergere sono le paure di chi, sul mare, ha costruito la propria vita. Quando scrive "Pescatore", Pierangelo Bertoli, racconta un mare egoista e meschino, che all'uomo ha dato poco altro che fatica, mentre Fiorella Mannoia narra l'angoscia quotidiana di una moglie che si chiede se il padre di suo figlio farà mai ritorno.

Non per tutti e non da sempre, infatti, il mare è un'irrinunciabile meta per le ferie di Agosto. L'irresistibile fascino di una tempesta indomabile resta tale solo fin quando ne siamo lontani spettatori, ma si tramuta rapidamente in terrore se immaginiamo di trovarci in balia di essa.

Forse è anche perché i profondissimi abissi marini sono per noi ben più misteriosi ed indecifrabili di quanto lo sia lo spazio profondo, e nel mezzo della furia di un elemento che non è decisamente il nostro, ci sentiamo vulnerabili. In questa forte ambiguità, che oscilla tra il dolce suono delle onde che si infrangono sul bagnasciuga e l'inquietante pensiero dell'acqua torbida che sfuma nel nero della profondità, non poteva che proliferare una produzione artistica ricca ed ambivalente. Il secondo brano che proponiamo è "Beyond the sea" di Bobby Darin, che ci presenta una lettura metaforica in cui il mare rappresenta un insieme di ostacoli e difficoltà che lo separano dalla donna amata. Sulle note di un allegro swing Darin sogna un futuro in cui non dovrà più navigare e canta "Bye bye saling"

D'altra parte è forse proprio l'impossibilità di controllare il mare e di comprenderlo a fondo a farcelo amare così profondamente. Di fronte a qualcosa di tanto immenso, può capitare di sentirsi sopraffatti, ma in pace. Il terzo brano, intitolato "Pacific", come la più grande delle distese di acqua salata, Hotel Pools immagina un mare onirico in cui immergersi. Le note rilassanti della canzone sembrano il perfetto accompagnamento per una passeggiata notturna sulla spiaggia, mentre si ammira la distesa nera difronte ai nostri occhi.

Nella canzone, la dimensione marittima è quasi percepibile come una dimensione alternativa nella quale rifuggire, per staccarsi dalle tediose sponde terrestri. Non è infatti per caso che il "Sinnerman" di Nina Simone, spaventato e senza più speranze, decida di scappare al mare, in cerca di un rifugio da sé stesso e dal giudizio di Dio.

Durante un viaggio in metro in un pomeriggio di metà Luglio, ovvero il momento in cui più di tutti avvertiamo il peso dei nostri peccati, che sotto forma di sudore strisciano sulla nostra schiena, non c'è nulla di più seducente che il rifrescante immaginario di un tuffo nel mare. Ad aver voglia di naufragare non siamo infatti solo noi: "Summer on a solitary beach" di Franco Battiato è il quarto brano che abbiamo scelto, perché nella supplica di naufragare lontano che egli rivolge al mare è perfettamente riassunto quanto finora è stato detto. I ricordi della meravigliosa estate su una spiaggia solitaria risuonano assieme alle note della canzone ed alla nostra anima.

Molto spesso, del mare, possiamo limitarci ad osservare la superficie. Una prospettiva forse limitante che non ci permette di comprendere come ogni onda ed increspatura sia la risultante di migliaia di correnti subacquee. Come andare a raccogliere le conchiglie e tutte le altre strane creature che si possono trovare sul bagnasciuga dopo una notte di alta marea, il risultati e testimoni di un processo incomprensibile. Sono i Vintage Violence a scrivere l'ultimo brano che abbiamo scelto, "Il mare", ipnotico, dinamico e meraviglioso, ed alla fine del brano, proprio come l'alta marea, una bottiglia con un tappo ed un foglio di carta scritto


"Purché tu sappia che la superficie del mare non è il mare"

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