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Era "Scritto nelle stelle" che Ghemon non ci avrebbe delusi


Quello che stiamo vivendo è, innegabilmente, un periodo buio. Il buio mi sembra la metafora più accurata per racchiudere l’incertezza, la paura, la sofferenza che, ognuno alla propria maniera, stiamo affrontando da diverse settimane, tutti con la testa zeppa di informazioni, numeri e notizie spesso demoralizzanti.

Ognuno cerca come può di proteggersi, di rifugiarsi in ciò che lo appassiona e lo riporta a qualcosa di molto simile alla quotidianità, e questo rifugio sicuro, per molti di noi, è l’arte.


Lo è sicuramente per Ghemon, che, con l’integrità che l’ha sempre contraddistinto, sceglie di non rimandare la pubblicazione del nuovo disco, “Scritto nelle stelle”, in uscita domani 24 aprile, per Carosello Records e Artist First: una decisione sicuramente poco commerciale, ma fortemente voluta dall’artista stesso, “per stare vicino ai fan”, dimostrando ancora una volta un’estrema gratitudine per chi lo ha seguito con affetto in tutti questi anni (sarà il primo artista italiano ad organizzare un instore digitale, un modo creativo per ricambiare l’affetto di chi lo sostiene). Noi di Indievision abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare i brani in anteprima e confrontarci con lui sul percorso artistico e personale che l’ha portato alla realizzazione di questo suo ultimo lavoro.


Per chi segue Ghemon da un po’, la sensazione è quella di aver imparato a conoscerlo: sin dagli inizi della sua carriera ha raccontato la sua vita senza filtri, ogni traccia è un pezzo di puzzle che ci racconta le sue difficoltà, i successi e le soddisfazioni che è riuscito a raggiungere negli anni. Per questo viene da dire che uno dei pregi del personaggio Ghemon e della persona Gianluca sia l’autenticità, sostenuta dal coraggio di condividere la propria realtà anche quando è più difficile (penso al tema della depressione trattato in “Mezzanotte”), dando ispirazione e sostegno a chi attraversa le stesse sfide. Una vulnerabilità e una sincerità non comuni nella scena rap, da sempre abituata ad osannare le vittorie e nascondere gli insuccessi: “non voglio mentire nella costruzione del mio personaggio, perché per dire balle devi avere anche una grande memoria per sostenerle, per me è troppo difficoltosa come cosa. Ghemon non dice niente che Gianluca non possa sostenere, non mette addosso niente che io non mi senta a mio agio a mettere anche quando vado al supermercato, come ad esempio le giacche di Sanremo.


In “Questioni di principio”, la traccia che apre il disco, troviamo una forte dichiarazione di intenti, espressione di una chiara volontà a non piegarsi alle tentazioni e alle scelte comode proposte dall’esterno. Ma quanto costa restare saldi sui propri principi in un mondo complesso come quello dello spettacolo?

“Costa un bel po’, tutti noi abbiamo dentro un bambino che vuole giocare insieme agli altri ed essere accettato, quindi qualche volta anche io vorrei stare nel gruppo con tutti gli altri e ricordare che sono uguale a loro. D’altro canto, crescendo, vedi che mantenere una coerenza in quello che fai viene apprezzato dalle persone che seguono il tuo percorso, e questo ti dà il coraggio per continuare per la tua strada. Ho scelto un’atmosfera morbida, eterea, per questo brano: sarebbe stato più facile dire “io non mi piego” con un pezzo più duro, ma i contrasti mi stuzzicano. Anche “Buona stella” è così: riuscire a fare un pezzo allegro sul fatto che la vita non va sempre come te la immagini è una maniera per trarre del positivo dalla negatività. Quando una persona ti dice che quello che fai ha un valore, che le ha dato la forza di rimettersi in gioco, come spesso mi viene detto, questo ripaga anche la solitudine.”


Autenticità però non fa il paio con staticità, e non vuole essere una scusa per rimanere uguali a sé stessi. Ascoltando gli undici brani che compongono l’album si riconosce subito la forte personalità artistica di Ghemon, ritroviamo il sound a cui siamo affezionati, seppur evoluto, ma si nota subito anche una varietà di mood: “non volevo doppiare emozioni, replicare le stesse atmosfere”, dice infatti l’artista, e con questo criterio ha scelto le tracce su cui lavorare. “La concezione di album esiste ancora, si può ancora fare un discorso che abbia un inizio e una coda, e che risulti comunque compatto”, e questo è decisamente il caso di “Scritto nelle stelle”, che si presenta come un lavoro completo, curato nei minimi dettagli grazie alla produzione di Tommaso Colliva ma anche all’intervento minuzioso dell’artista stesso.

“Lavorare ai dettagli mi piace, è la parte artigianale del mio lavoro, quindi non c’è niente che non sia pesato dentro al disco. Più di tutti quanti i miei dischi precedenti, in questo sono stato un piccolo produttore artistico aggiunto, perché da subito sapevo cosa desideravo da questo disco, anche a livello di estetica sonora.”

Non ci stupisce la bravura di Ghemon nel mostrare diverse sfaccettature della sua quotidianità e soprattutto della sua creatività, del resto la sua passione per la stand up comedy e la recitazione ci ha sempre dimostrato che fosse un artista poliedrico. Queste altre arti influiscono molto sul suo fare musica: “mi sono sempre piaciuti i personaggi che riuscivano a muoversi con leggerezza tra più ambiti, ed è quello a cui io ambisco”, studiando e documentandosi continuamente per rispettare l’arte e risultare credibile in tutto ciò che fa.


“Il principio della questione è: sono fiero di me” , dice con un gioco di parole Ghemon mentre chiacchieriamo, e noi, dopo aver ascoltato questo disco, non possiamo fare altro che concordare con lui.


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