Quando andiamo ad un concerto difficilmente ci capita di pensare alla quantità di persone che lavorano ad esso, i cosiddetti “invisibili”. Il progetto “Lost in the Desert”, come spiegato da Daniele Silvestri sul suo profilo Facebook, ha come scopo quello di “dare voce ai più sommersi tra gli invisibili, i più fragili di una categoria già seriamente compromessa e fortemente a rischio”. Il brano omonimo è stato scritto, ovviamente a distanza e rispettando tutti i criteri contro il contagio, da un collettivo composto da Rodrigo D'Erasmo, Daniele Silvestri, Rancore, Joan as a Police Woman, Mace, Venerus, Enrico Gabrielli, Fabio Rondanini, Antonio Filippelli, Daniele “ilmafio” Tortora, Gabriele Lazzarotti e Alain Johannes.
La prima parte della canzone è affidata a Joan as a Police Woman. La voce melodica della cantante statunitense si sposa perfettamente con quella di Daniele Silvestri, che entra delicatamente, quasi in punta di piedi con la sua strofa:
"Tecnicamente restare vivo serve a poco o niente / Se sono privo di un'idea importante / Da condividere con chi si sente come me”.
Dopo un altro breve dialogo tra i due, è il momento di Rancore. Se quella di Silvestri è stata un’entrata soft, non si può dire lo stesso di quella del rapper romano. Come in ogni sua canzone le frasi arrivano una dopo l’altra dritte all'ascoltatore, senza però rovinare l’atmosfera creata precedentemente da Joan e Daniele.
Se è vero che ci troviamo di fronte ad una collaborazione riuscitissima tra tre grandi cantanti, è altrettanto vero che meritano una menzione tutti coloro che hanno collaborato alla produzione di questo brano, dal beat di Fabio Rondanini (già con Silvestri e Rancore in “Argentovivo”, Sanremo 2019) ai violini di Rodrigo D’Erasmo.
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