Erio Bellini, noto con il nome d'arte Come Vuoy, ci incuriosisce nuovamente con il suo ultimo singolo, "Amore Sotto Sale", uscito lo scorso venerdì 26 gennaio e distribuito da Ada Music Italy. Il brano, frutto della collaborazione con il produttore Itten, è una vera e propria fusione di indie pop e sfumature elettroniche.
In una società che spesso predilige mascherare le emozioni, Come Vuoy si distingue per la sua cruda sincerità. Il testo di "Amore Sotto Sale" affonda le radici in una storia d'amore conclusa, rivelando un filo di nostalgia e, al contempo, una verità spietata. "Che si stia male o si stia bene quei momenti continuano a vivere nei ricordi", sottolinea l'artista, gettando luce su un passato che persiste nonostante tutto.
Ciao Erio e benvenuto su IndieVision! Hai iniziato a fare rap ispirato da artisti come Eminem, Neffa e Fabri Fibra. Come queste influenze si riflettono nel tuo percorso musicale e come si sono evolute nel corso degli anni?
Ciao! Bè Eminem alle elementari era qualcosa di stupendo aveva un sacco di libertà nel dire quello che voleva, le metriche, il flow e le barre erano totali, gli spettacoli i live tutto al massimo. Alla prima comunione mio padrino mi regalò un lettore MP3 con un disco masterizzato pieno di tutte le tracce di Eminem rilasciate sino a quel momento; mia madre che insegna inglese non era super fan del fatto che ascoltassi sempre eminem ahah. Diciamo che era un fregarsene con un pò di ribellione e libertà e questo mi è rimasto. Fibra stesse cose ma in italiano, aveva tutta l’aggressività, la sfacciataggine ma sopratutto la cultura, mai nessuno a parte Neffa e lui hanno rivestito le loro canzoni di sociale, Fibra secondo me ancora di più ha descritto tutta l’Italia in ogni aspetto e sempre fregandosene del bon ton. Neffa é stato il “maestro” di Fabri Fibra e soprattutto anche lui è partito dall’Hip Hop per arrivare al Neffa di oggi. Quindi posso dirvi che le influenze si son riflettute sul mio percorso, non solamente musicale, anzi, soprattutto nella vita, e penso che l’evoluzione sia il fatto che ormai le ho interiorizzate e fanno parte di me.
"Amore Sotto Sale" è il tuo ultimo singolo e rappresenta un ulteriore passo nella tua sperimentazione musicale. C’è qualche sfida che hai incontrato durante la creazione del brano e come hai lavorato con Itten per mantenere la coerenza con la tua identità artistica?
Si, è un amore sotto sale ahah! Sfide direi di no, è stato molto naturale, siamo usciti IO, ITTEN con la sua CHITARRA e M.E.R.L.O.T. Arrivati ai giardini Margherita Manuel inizia a starnutire e gli ho diagnosticato l’allergia alle graminacee, che comunque non ha ahah. Tra le risate Itten comincia a strimpellare la chitarra e ci siamo seduti a comporre, chiusa la canzone siamo andati via. Con Itten non c’è possibilità di snaturarsi perché siamo sulla stessa lunghezza d’onda, penso anzi che nessuno avrebbe potuto interpretare musicalmente e confezionare quella produzione li meglio di lui. Ricordo che il giorno dopo andai da lui per registrare altre tracce entrai in camera sua e aveva già concluso la strumentale, e che strumentale! Sembrava un’opera di Morricone! Avevo le lacrime agli occhi e ballavamo come in un valzer. Se avevamo un’idea valida Itten l’ha svoltata a + 3000, questa è una delle cose più difficili nella musica trovare un musicista non solo valido ma perfetto per te, cioè è la formina che combacia con la sagoma e diventano un tutt’uno. Quindi grazie amore mio (Itten).
"Amore Sotto Sale" parla del preservare a lungo termine il ricordo di un amore passato. In che modo credi che la musica possa servire come mezzo di conservazione delle emozioni e dei ricordi?
Quindi, i ricordi spesso possono essere accompagnati o meglio rievocati da un odore, da un profumo, da un rumore, da una sensazione o ancora da una canzone. Non penso sia la canzone in se quanto invece la soggettività che si dedica all’ascolto, cioè quanto ti va di abbandonarti in quell’ascolto. Inoltre, più banalmente, può anche capitare un avvenimento importante, bello o brutto, e in quel momento c’è una canzone che potrebbe anche non centrar nulla col momento in questione ma potrebbe diventare la colonna sonora di quell’evento nei ricordi.
Guardando indietro al tuo percorso musicale, c'è un momento o un brano che consideri una svolta significativa o che ha avuto un impatto particolare sulla tua crescita artistica?
Sì, tanti brani, tanti generi e tanti artisti hanno contribuito alla mia crescita artistica, ma qui preferisco parlare di un mio brano con cui mi son detto, “wow qui ho detto tutto quello che volevo dire in modo completamente diverso per la prima volta, ehhh.. e mi è piaciuto!” Si tratta del brano “Non ci sei più” traccia N.3 del Frutto dell’estate EP 2019, un Ep principalmente HIP HOP tranne questa traccia più cantata che continua a essere la mia preferita di quell’Ep. Da li in poi ho iniziato ad allontanarmi dalle tracce più rappate. Penso che i generi siano un po come gli abbigliamenti da indossare nelle varie occasioni, se esci con gli amici ti vesti come ti pare, se vai a una festa in maschera ti travesti da qualcuno o qualcosa e se vai a un colloquio di lavoro ti vesti in un altro modo ancora. Ecco io da un pò preferisco parlare di vita, cantare immagini di emozioni e per questo la musicalità è fondamentale, se dovessi dire qualcosa di più aggressivo probabilmente l’”abbigliamento” sarebbe di nuovo HIP HOP. Chissà <3
Oltre alla componente musicale, spesso accompagni i tuoi brani con videoclip che amplificano la narrativa. Come si integra la componente visiva con il tuo messaggio musicale?
Mi è capitato più spesso di rispondere alla domanda opposta ovvero partendo dal film ed esaminare poi come si integra il sonoro (digetico ed extra diegetico) e le colonne sonore; in questo caso è più facile cogliere l’importanza e i compiti del sonoro. Qui, invece, è il lavoro opposto perché è la componente visiva a integrare il messaggio musicale e per questo io mi affido a esterni cioè professionisti nel loro campo che con uno sguardo diverso dal mio, decidono, confrontandosi con me, quale sarà la narrazione. Il visivo può essere integrato col compito di valorizzare e fermare/ rendere ancora più chiara un’immagine musicale oppure per confonderla quindi con del visivo che stacca dal concetto del sonoro per creare più linee narrative. Detto ciò dietro un’opera d’arte qualsiasi essa sia ci sono più ruoli che concorrono alla sua realizzazione e secondo me è importante accogliere anche i loro punti di vista per regalare all’opera ancora più sfumature.
Guardiamo ora al futuro, come immagini l'evoluzione del progetto Come Vuoy? Ci sono obiettivi artistici o temi che desideri esplorare in futuro?
Per ora sono concentrato sull’Ep, con Itten stiamo lavorando solo a questo ultimamente. Nei live ci esibiamo chitarra e voce o con le sequenze o altre volte ancora con le basi, l’evoluzione in termini di live sarà muoverci con la band.
Per quanto riguarda le tematiche non mi impongo temi da trattare, lascio che sia la musica a tirarmi fuori le parole, gioco sempre sul fatto di smorzare il significato o alleggerire la trama con determinate frasi in chiusura; un testo troppo pesante tutto pesante non lo reputo adatto a una canzone, (un po' come quando ti va tutto male ma dentro te pensi: “ma va, viva la vita”) anche perché altrimenti ti sotterri ahah. Ultima cosa sentivo l’esigenza di trattare temi sociali, purtroppo sempre meno artisti introducono queste tematiche nei loro lavori, e non mi riferisco a droga e criminalità, piuttosto ai porti chiusi, alle vite abbandonate e non soccorse, non ospitate... e c’è una canzone che ascolterete dopo L’EP che è riuscita a pieno nell’intento, e di cui son molto contento.
Per salutarci, giochiamo con la fantasia: se la tua musica fosse un quadro o una corrente artistica, quale sarebbe?
Joan Mirò: Trittico Blu I II III (4 marzo 1961)
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