Articolo a cura di Michela Ginestri e Ludovica Petrilli.
Federico Baroni torna con il suo nuovo progetto musicale "BLACKOUT", prodotto interamente dal producer multiplatino Riccardo Scirè e scritto insieme a grandi autori come Adel, Carone, Federica Camba, Folcast e Raige.
Il titolo dell'album ci suggerisce un lavoro nuovo, un punto di svolta del percorso musicale dell'artista, e si presenta come un progetto più maturo e ambizioso che lo porta a lasciare la sua dimensione acustica, per sperimentare nuove sonorità, passando da ballad molto intime, per poi passare a brani più funky e R&B che danno all'album un respiro più internazionale.
Ad arricchire la nuova avventura del cantautore sarà la dimensione live di "BLACKOUT", infatti l'album verrà presentato in una versione del tutto inedita con la preziosissima presenza del gruppo jazz/funk strumentale Planet Butter. Le date che verranno svelate nelle prossime settimane, includeranno un corpo di ballo che trasformerà la performance in un vero e proprio show seguendo il modello delle pop star americane.
Ciao Federico e benvenuto su IndieVision! È appena uscito l’album “BLACKOUT”, che già dal nome segna un punto di rottura e di svolta nel tuo percorso artistico. Cosa ti ha ispirato a fare questo cambiamento e in che modo senti di essere cambiato?
Ciao a tutti e grazie per la chiacchierata! La scelta di chiamare il disco Blackout arriva da una serie di cambiamenti che ho vissuto negli ultimi mesi a livello artistico e personale, dopo i quali ho deciso che avevo bisogno di tornare a fare musica come all’inizio. Tornare in sala prove, suonare con una band, riarrangiare dei brani che ho scritto 3-4 anni fa e trovare stimoli nuovi mettendo al primo posto il Live! Blackout è uno slogan. È un nuovo inizio nel quale lascio da parte alcune cose importanti che hanno caratterizzato il mio percorso, come la musica di strada, un sound acustico molto più cantautore e intimo, per fare spazio ad un Federico artista molto più maturo, che si presenterà in una veste nuova con una full band di 7 elementi, i Planet Butter, tra sfumature jazz funk e R&B, oltre ad un lavoro coreografico insieme ad una crew di ballerini per cercare di portare anche in Italia l’idea di un vero e proprio show a 360°. Un percorso lungo, che avrà bisogno di tempo, ma che cercherò di portare avanti giorno per giorno iniziando da questo nuovo disco.
La tua esperienza di busker ha sicuramente avuto un impatto significativo sulla tua musica. In che modo credi che suonare per strada abbia influenzato il tuo approccio alla composizione e alle esibizioni dal vivo?
Suonare in strada è stata la gavetta migliore che potessi fare. Nel 2014 eravamo in 4 a farlo, non c’era la cultura del busker o strutture/realtà che parlassero o sostenessero gli artisti di strada quindi per me è stata una vera e propria scuola di vita. Suonare per strada ti mette davanti ad un pubblico di sconosciuti che attraverso la tua musica arriva ad avere una sorta di legame con te. Quello che si creava ogni volta, anche solo attraverso uno sguardo, mi lasciava addosso delle vibrazioni e delle emozioni che necessariamente, senza capirlo, mi portavano poi a raccontarlo nelle canzoni. Mi sentivo talmente arricchito che tornavo a casa dopo aver cantato 3 ore di fila e la prima cosa che avevo voglia di fare era riprendere in mano ma chitarra e mettermi a scrivere. Suonare per strada ha influito sulla mia composizione dal punto di vista emotivo, facendomi capire che una canzone arriva alle persone non solo attraverso un buon testo o una buona melodia, ma proprio dall’emozione che ogni artista ci mette dentro mentre la canta. Da qui è nata la mia scrittura, che definirei semplice, diretta ma allo stesso tempo fortemente emotiva ed empatica. Per quanto riguarda l’esibizione dal vivo è stata altrettanto utile. Quando suoni per strada non hai una scaletta fissa come in un locale. Le persone vanno e vengono e devi essere bravo a capire e cogliere il coinvolgimento del momento per attaccare con una canzone ritmata piuttosto che una super emotiva. È una sorta di improvvisazione continua che poi mi ha portato sui grandi palchi con una sicurezza completamente diversa. È la scuola migliore che un artista possa fare.
Nel tuo percorso artistico hai attraversato diverse fasi, dalla partecipazione a X Factor fino alla firma con Warner Music Italia. Qual è stata la parte più impegnativa del tuo viaggio e quale il momento di più soddisfazione?
La parte più impegnativa è stata sicuramente quella iniziale. Quella in cui non sei nessuno e devi trovare dei modi per diventare riconoscibile tra migliaia di talenti che come te ogni giorno provano a farcela. Sicuramente la strada è stato un amplificatore perché mi ha reso da subito riconoscibile come “il busker”. ai tempi ho subito capito la potenzialità di YouTube e ho investito per realizzare dei contenuti fatti bene delle mie cover in strada, cosa che mi ha permesso di essere notato sia dalla redazione di X Factor che da quella di Amici. Da lì poi sono arrivati i primi contatti e le prime proposte discografiche. La seconda parte più difficile è quella di mantenere l’hype che arriva da determinate situazioni e rimanere sempre sul pezzo. La componente psicologica gioca anche un forte ruolo. Io ho sempre visto il talent come un mezzo e mai come un fine, cosa che mi ha permesso di non dare mai troppo peso alla fine di certi “sogni”. La soddisfazione più grande è stata quella del Chilometri Street Tour, un tour per strada che ho deciso di dedicare al mio amico Michele Merlo, in suo ricordo, portando in giro per tutta Italia il brano Chilometri e altre sue canzoni arrangiare chitarra e voce insieme a vari ospiti. Quello è stato il momento più bello perché ha unito tantissime persone grazie alla musica e al ricordo di un amico che non c’è più ma che abbiamo ricordato nel modo più bello possibile.
Il tuo nuovo disco presenta una vasta gamma di stili musicali, da ballad intime a brani più funky e R&B e hai lavorato con autori diversi tra loro per realizzarlo. Quali sono state le principali influenze musicali che hanno plasmato questo album e qual è la sua storia?
La versatilità del disco nasce da una curiosità personale di esplorare vari generi e stili musicali. Sono nato da una dimensione acustica, ma i miei più grandi riferimenti sono sempre state grandi pop star come Bruno Mars, Chris Brown, Justin Bieber, the Weeknd. Quindi mi è sempre piaciuto spaziare tra brani più intimi ad altri completamente diversi, anche come significato ed intenzione. Ho avuto il piacere di realizzare un disco con un unico produttore, Riccardo Scirè, proprio perché volevo una coerenza a livello di sound nonostante la diversità dei pezzi, siamo riusciti ad ottenerla legando tutto il disco a una sonorità anni Ottanta ma moderna e attuale, confezionando un disco pop di cui vado molto fiero. Tra gli autori del mio album, Raige, Adel, Federica Camba, Pierdavide Carone e Karin.
La tua musica spesso affronta temi personali e intimi. Come gestisci l'equilibrio tra esplorare la tua esperienza personale e creare qualcosa che possa essere relatable per il tuo pubblico?
In realtà non ci penso mai. Con gli anni ho capito che i sentimenti che proviamo, raccontati attraverso le canzoni, assumono un significato universale e ognuno gli dà una sua interpretazione e un suo significato. É proprio con i brani più intimi e personali che sono riuscito ad empatizzare maggiormente con il mio pubblico.
Hai annunciato che porterai la tua musica dal vivo con un gruppo jazz/funk strumentale e un corpo di ballo. Come pensi che questa nuova dimensione live arricchirà l'esperienza dei tuoi fan durante i tuoi spettacoli?
Esattamente! Dal punto di vista musicale ho deciso dopo tanti anni di tornare a suonare con una band e per farlo volevo un gruppo di amici oltre che di professionisti, per rendere unico il mio show con un sound del tutto originale. Da qui è nato l’incontro con i Planet Butter e l’aggiunta di Antonio Saldi al sax, da sempre con me negli ultimi anni. Una formazione di 6 elementi con tanto di sezione fiati con i quali ci siamo chiusi in studio per 2 settimane di fila e abbiamo riarrangiato completamente 5 brani del nuovo album, per dargli una veste completamente nuova e metterci continuamente alla prova artisticamente. Voglio che la gente che ascolta il disco trovi poi nei live uno show completamente nuovo. Voglio dare continue novità alle sorprese e far vedere che non sono un artista che fa solo “musica pop” ma che può spaziare dal jazz, al funk, all’RnB, all’HipHop, sia come sound che come stile di canto e attitudine. Ho pensato che questo fosse il modo migliore per far emergere la mia versatilità, tornare a divertirmi e soprattutto iniziare finalmente a suonare dal vivo. L’aggiunta dei ballerini è una cosa su cui sto già lavorando da mesi in sala prove, ma che per portare sui palchi come voglio servirà molto tempo.
Per salutarci una domanda più di immaginazione. Immaginiamo di viaggiare nel tempo e di incontrare il giovane Federico che ha appena iniziato il suo percorso musicale. Considerando quello che con l’esperienza hai imparato sia sul mondo musicale che sulla vita in generale, quali consigli o parole gli diresti?
Sii te stesso e non farti mai dire dagli altri cosa puoi o cosa non puoi fare. Il tuo sorriso e il tuo entusiasmo saranno la benzina per andare avanti in un mondo che proverà continuamente a fermarti. La vera crescita e le vere vittorie arriveranno dalle sconfitte più grandi; perciò, rialzati sempre e non mollare mai, perché quando arriverai alla fine ti guarderai indietro e penserai: “che vita incredibile che ho vissuto”
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